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Primo trimestre 2024: le nuove pensioni calano del 16,16%
Primo trimestre 2024 le nuove pensioni calano

Primo trimestre 2024: le nuove pensioni calano del 16,16%

L’Osservatorio INPS sul monitoraggio dei flussi di pensionamento, aggiornato al primo trimestre 2024, fornisce una serie di dati interessanti sulle pensioni italiane e soprattutto su quelle nuove, che registrano un consistente calo rispetto al medesimo periodo del 2023.

In questo articolo analizzeremo i dati forniti dall’Osservatorio, valutando i numeri delle pensioni in termini di nuovi trattamenti erogati, di importi e di forme pensionistiche, tra ordinarie e anticipate.

Andremo, poi, a indagare le ragioni di questo calo rilevante dei nuovi pensionati, con un focus particolare sulle strette agli anticipi sanciti dalla Legge di Bilancio 2024 che stanno dando, evidentemente, i primi risultati.

Infine, vedremo in che modo l’adesione al fondo pensione può contribuire a migliorare la situazione di pensionandi e pensionati, seppure in un contesto di crescenti difficoltà di accesso alle forme di congedo anticipato dal mercato del lavoro.

Pensioni italiane in calo: i dati INPS

Nei primi tre mesi del 2024, l’INPS ha rilevato 187.223 nuove pensioni, dato in calo del 16,16% rispetto allo medesimo periodo dell’anno precedente. 

Sul totale dei nuovi trattamenti, circa un terzo è rappresentato da pensionamenti anticipati, pari a 56.660.

L’importo medio di questi trattamenti ammonta a 1.225 euro, ma è importante entrare nel dettaglio. 

Consistente, infatti, risulta essere il gap di genere, con le donne che percepiscono un assegno medio di 999 euro contro i 1.473 euro degli uomini. In sostanza, le donne percepiscono il 32% in meno, un dato da attribuire principalmente a due fattori:

  • il gender pay gap presente nel mondo del lavoro, con stipendi cronicamente più bassi per le donne, anche a parità di mansione, e dunque un calcolo dei contributi proporzionalmente inferiore;
  • una più marcata discontinuità contributiva per le donne, anche a causa del maggior carico di cura di figli, anziani e disabili in capo alle lavoratrici, che spesso induce le donne a scegliere il part-time o l’abbandono (temporaneo o definitivo) del lavoro.

Andando ad analizzare, invece, il totale delle pensioni, e non soltanto le nuove, quelle con decorrenza 2023 risultano essere pari a 819.236, con un importo medio mensile di 1.206 euro

Le ragioni del calo delle nuove pensioni

Veniamo alle ragioni che hanno portato a un calo consistente delle nuove pensioni nel primo trimestre 2024. Si tratta dei primi, importanti, effetti delle restrizioni apportate dalla Legge di Bilancio 2024 alle opportunità di pensionamento anticipato disponibili fino a tutto il 2023.

Ci riferiamo, in particolare, a Quota 103 e a Opzione donna, di cui possiamo analizzare le nuove previsioni di legge e i dati del periodo gennaio-marzo 2024.

Quota 103

Quota 103 consente di andare in pensione in anticipo se in presenza di due requisiti minimi contemporaneamente: 62 anni di età anagrafica e 41 anni di contributi versati

Tuttavia, per il 2024 sono state apportate notevoli penalizzazioni, a partire dal calcolo dell’assegno, che da quest’anno avviene applicando esclusivamente con il sistema contributivo anche per coloro che avrebbero diritto ad applicare almeno in parte il retributivo (finanziariamente più vantaggioso).

Inoltre, sono stati posti dei limiti alle finestre di uscita, che sostanzialmente concedono l’accesso all’anticipo soltanto a coloro che abbiano compiuto 62 anni entro maggio (privati) o marzo (pubblici). Questo lascia presumere che, nei prossimi mesi, assisteremo a un’ulteriore contrazione dei pensionamenti anticipati, dal momento che non sarà più possibile utilizzare Quota 103 a partire da giugno.

L’impatto di queste restrizioni ha inciso soprattutto sul pubblico impiego, che ha registrato un decremento dei trattamenti più che doppio rispetto alla media (-34,9%).

Opzione donna

L’altro grosso elemento di contrazione è da ricercare nelle significative restrizioni imposte con la Legge di Bilancio 2024 all’accesso a Opzione donna per le lavoratrici, un anticipo pensionistico per chi ha maturato 35 anni di contributi e ha almeno 59 anni di età (non più 58) se ha almeno due figli, 60 anni (e non più 59) se ha almeno un figlio, 61 anni (e non più 60) se non ha figli. 

Ma non solo. Possono richiederla soltanto se appartenenti alle seguenti categorie: invalide per almeno il 74%, caregiver, disoccupate.

Tutto ciò ha determinato, nel 2024, un crollo dell’accesso a Opzione donna, con i pensionamenti che sono stati appena 1.276 nel primo trimestre, mentre nell’intero 2023 avevano raggiunto quota 11.514.

Per approfondire tutte le regole sugli anticipi pensionistici nel 2024, leggi il nostro articolo Legge di bilancio 2024: le novità a tema pensione.

Il ruolo sempre più centrale dei fondi pensione

Anticipi pensionistici sempre più limitati, assegni mediamente bassi con un notevole gap di genere, pensioni che si allontanano nel tempo e che non sempre garantiscono un buon mantenimento del tenore di vita in un passaggio così delicato come quello del ritiro dal mercato del lavoro.

In questo contesto, il ruolo dei fondi pensione assume di anno in anno una sempre maggiore centralità, a partire dal diverso metodo rispetto a quello applicato dalla previdenza obbligatoria. 

Gli assegni pensionistici attuali sono infatti pagati direttamente con i contributi versati da chi oggi è ancora in attività (sistema a ripartizione), in un patto generazionale che, a causa del calo demografico, non funziona più.

I fondi pensione, invece, adottano il sistema di capitalizzazione individuale, dunque la pensione integrativa si determina con i contributi propri dell’aderente, maggiorati dei rendimenti e al netto di imposte e oneri, andando dunque ad aggirare il patto generazionale e mostrandosi molto più resiliente rispetto al grave calo demografico.

Sul fronte degli anticipi pensionistici, poi, il fondo pensione offre un’opportunità in più ai propri aderenti: la Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA). Si tratta della possibilità, per chi ha perso il lavoro in prossimità della pensione, di richiedere in anticipo il capitale accumulato presso il fondo pensione, in tutto o in parte, sotto forma di rendita.

Una tutela aggiuntiva, insomma, che risponde nuovamente a una fase storica di grandi incertezze, offrendo agli aderenti una maggiore serenità per il proprio futuro.

Per approfondire quest’ultimo tema, leggi il nostro articolo Cos’è la Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA).

Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota informativa.

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